CARAVEO, Quando e perché le donne stupiscono i bambini

Articolo, del 7 marzo 2018, della prof.ssa Patrizia Caraveo, tratto da: https://www.agi.it/blog-italia/idee/quando_e_perch_le_donne_stupiscono_i_bambini-3602398/post/2018-03-07/ – Il sottotitolo dice: «I pregiudizi di genere declinano al maschile la figura dell’esperto. Ma la realtà smentisce lo stereotipo».

Guardate questo video:

Siamo in una scuola elementare in (ma potrebbe essere una qualsiasi altra nazione). Ai bambini, maschi e femmine, viene chiesto di disegnare il mestiere che vorrebbero fare. C’è di tutto: dal pompiere, al pilota di jet, al medico, ma quasi tutti hanno disegnato delle figure maschili (per la precisione 61 uomini e 5 donne).

A questo punto le maestre chiedono “vorreste incontrare qualcuno dei personaggi che avete disegnato?”. I bambini sono ovviamente curiosi, la porta della classe si apre ed entrano tre persone: una è una donna vestita da chirurgo mentre gli altri due hanno un casco integrale. Quando se lo tolgono i bambini rimangono a bocca aperta: sono due donne e dichiarano di fare il pilota di aerei militari ed il vigile del fuoco.

Dopo lo stupore, vengono assalite di domande.

Gli psicologi ci dicono che i pregiudizi di genere si formano molto presto nella testa dei bambini e delle bambine, che si autoconvincono che certi lavori non li potranno mai fare perché non adatti a loro.

Niente di più sbagliato: le donne possono svolgere ogni tipo di lavoro. Hanno solo bisogno di trovare dei modelli di ruolo al femminile che le convincano che ce la possono fare.

Tutte le iniziative per combattere gli stereotipi sono benvenute sia che si lavori con dei bambini, sia che si guardi agli adulti.

Almeno cento esperte

L’anno scorso era uscito il libro “100 donne contro gli stereotipi per la scienza” con l’intento di educare i media che, quando cercano un parere autorevole su un qualsivoglia argomento scientifico, si rivolgono sempre a esperti di sesso maschile.

Sappiate che esistono almeno 100 esperte capaci di dare pareri altrettanto autorevoli, è il messaggio del libro che vuole incoraggiare i media a fornire modelli di ruolo femminili perché la scienza ha bisogno di donne.

In effetti, è il mondo ad avere bisogno del contributo femminile coniugato in tutti gli ambiti sociali, culturali, politici ed economici. “Donne come noi” scritto da giornalisti di “Donna moderna” utilizzando l’archivio di interviste realizzate negli anni, propone una visione a tutto tondo, raccontando le storia di 100 donne che hanno fatto cose più o meno eccezionali.

Si tratta di imprenditrici che hanno sfondato nel loro campo, magari grazie a startup, musiciste di talento, creatrici di videogiochi,  brillanti avvocatesse, giornaliste coraggiose, bibliotecarie fantasiose, insegnanti d’assalto, attive nei quartieri difficile o negli ospedali,  medici in lotta con le malattie e medici legali, personaggi della politica, architette all’opera nei cantieri popolati solo da maschi, poliziotte che combattono la mafia e la droga, pilote di auto da corsa, esperte di cibernetica, genetiste di successo, biologhe marine, fisiche di fama mondiale, astrofisiche con storie da raccontare, chef stellati, curatrici di importanti musei, ingegneri aerospaziali, archeologhe alle prese col terrorismo, restauratrici di abilità indiscussa, artigiane che tengono vive professioni antichissime, sportive che si sono imposte nelle più varie discipline, dallo sci, al pugilato, alle immersioni, a braccio di ferro, alla scherma.

Campionesse mondiali insieme a donne che hanno imparato a convivere con la disabilità, che si sono battute contro i pregiudizi, che hanno fatto la differenza in iniziative di volontariato.

Insomma, un campionario di varia umanità femminile del quale sono contenta di fare parte sia come esperta, sia come donna che ha la fortuna di fare il lavoro più bello del mondo.

Non sono l’unica a comparire nei due libri. Condivido il privilegio con Silvia Priori, esperta di aritmia cardiaca, Mara Vittoria Micioni, nutrizionista, e Chiara Montanari, la prima donna a capo di una spedizione in Antartide.

Tutte le storie sono affascinanti, ognuna in modo diverso. Sono accomunate dal voler dare un messaggio positivo, proponendo una grande varietà di modelli di ruolo (forse sarebbe il caso di dire modelle di ruolo).

Ce n’è bisogno. In Italia c’è ancora molto da fare.

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