Due divinità degli antichi Veneti

Articolo, del 27 febbraio 2010 (2009 more veneto), dell’Associazione Europa Veneta (Cannaregio 2999 – Fondamenta Moro – 30121 Venezia)

 La dea Reitia

Era la divinità nazionale degli antichi Veneti, originari abitatori dell’area alpino-adriatica.  L’ambito culturale proprio di Reitia è la Civiltà di Este, che ebbe il suo periodo di fulgore nell’Età del Ferro, in particolare tra i secoli VIII e III avanti Cristo. Il suo culto rappresenta l’eredità storica della Terra Madre, adorata nei tempi più antichi.

Vari reperti archeologici la ritraggono: la troviamo in vari dischi bronzei rinvenuti nella Pedemontana, ma anche presso i santuari e le necropoli di Este.  Il culto della dea rifletteva la struttura matriarcale della preistoria e ad esso poteva essere associato il simbolo astrale della luna, che vediamo usato nel pendaglio dell’orecchino.  Stupefacente è l’acconciatura dei capelli, inoltre si nota la chiave che la dea regge in mano, forse per custodire la porta dell’Aldilà.

La femminilità della dea si richiamava alla luna: con ogni probabilità i primi calendari furono lunari, cioè legati alle fasi di quel corpo celeste.

Il dio Belin o Beleno.

È il dio venetico cui erano dedicate lapidi e templi a Zuglio e ad Aquileia (città che invocò il suo nome persino durante l’assedio del 238 d.C.).

Era divinità nazionale di vari centri e da lui prese il nome la città di Belluno.  Il suo culto potrebbe risalire a migrazioni indoeuropee, quando s’impose la nuova società di tipo patriarcale che adorava il sole.  Per la sua connotazione etnica, si consideri l’etimologia. La lingua venetica era affine alle lingue slavo-occidentali, sicché il nome Belìn deriva da bel, la cui radice slava indica luce, biancore.  La connessione con l’idea della luce trova riscontro nella mitologia delle Alpi Giulie, dove a Belin si attribuiva il potere di guarire la vista.

Il simbolo solare è esibito nella vistosa corona di cinque raggi.  Spesso il suo personaggio si presenta con il braccio alzato: è un saluto benedicente che ispira amicizia.  L’unico indumento che tiene in braccio non ne copre le nudità: il mantello forse allude alla volta celeste. Il calendario oggi vigente si basa solo sul moto del sole, che qui Belin simboleggia.

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Si può vedere, e scaricare, il testo in PDF e con immagini al link:

Due divinità degli antichi Veneti.docx  –

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