Il mese di marzo nell’arte medievale

Nella foto: Bodleian Library, Libro d’Ore, 1440-1450

Per rappresentare i diversi mesi dell’anno gli artisti del Medioevo – che fossero miniatori, scultori o pittori – avevano alcune opzioni: potevano raffigurare i lavori agricoli tipici del periodo, scene mutuate dai rituali del mondo cortese, oppure personaggi allegorici legati alle caratteristiche astrologiche o climatiche del mese. Ad esempio, marzo era associato abitualmente alla potatura, soprattutto della vite, o alla zappatura dei campi, e non mancava quasi mai un riferimento all’Ariete, in particolare nei Libri d’Ore.

C’è anche un’altra immagine legata al mese di marzo, diffusa specialmente nell’Italia settentrionale: il Marcius cornator. Il mese è rappresentato come un giovane suonatore di corno, spesso doppio: indossa una corta veste e mostra una folta chioma arruffata, che gli conferisce un aspetto da genietto, a metà tra la natura umana e quella demoniaca. L’iconografia del Marcius cornator si diffonde all’inizio del XII secolo: i primissimi esempi di suonatore marzolino si trovano nella chiesa di San Savino a Piacenza e nella basilica di San Michele Maggiore a Pavia. Il soggetto si sviluppa poi nell’ambito della scuola di Benedetto Antelami, cui si deve il calendario del battistero di Parma: anche qui ritroviamo il suonatore.

A partire dal XIV secolo il corno è stabilmente raddoppiato e l’iconografia si afferma con successo in tutto il Nord Italia, con interessanti testimonianze anche sul territorio svizzero.

Da un lato, soprattutto tra il XII e il XIV secolo, l’aspetto selvaggio e talvolta accigliato del personaggio si può ricondurre a Marte, il dio della guerra a cui è dedicato il mese. Un collegamento che trova conferma dalla presenza della lancia, come in una miniatura su un Salterio inglese. Successivamente il legame con la sfera guerresca si estingue e il corno e i capelli spettinati diventano un’allusione ai venti. Quest’immaginario figurativo si rispecchia anche nelle fonti letterarie, come nella Disputatio mensium di Bonvesin de la Riva (1240-1315): il testo narra il contrasto tra Gennaio, signore dell’anno, e gli altri mesi, determinati a spodestarlo. Tra questi ultimi c’è marzo, descritto da Bonvesin con il capo arruffato (“rebufao”) dal vento. Lo stesso, bizzarro ritratto che troviamo negli affreschi, nelle decorazioni scultoree e nelle miniature fino a tutto il Quattrocento.

[Articolo spedito già il 21 aprile 2017, come mail del Baliato dai Coi]

Nella foto: Monte Carasso, chiesa di San Bernardo, mese di marzo

Nella foto: Antelami, Il mese di marzo, Battistero di Parma

Nella foto: Chiesa di San Savino

Nella foto: Chiesa di Mesocco

Nella foto: Shaftesbury-Psalter-Inghilterra-sec.-XII

Nella foto: Libro d’Ore, di Michelino da Besozzo, Avignone

Nella foto: Venezia, palazzo Ducale

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